Stress Ossidativo e Obesità – Effetti della restrizione calorica

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Stress Ossidativo e Obesità – Effetti della restrizione calorica

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STRESS OSSIDATIVO E OBESITÀ – INTRODUZIONE

Andrea Bolner1, Angiola Vanzo2, Davide Giavarina3, Giampietro Nordera1, Ottavio Bosello4

1Centro Stress Ossidativo (CSOx), Vicenza – 2Servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione (SIAN), ULSS8 Berica, Vicenza- 3Laboratorio Analisi Ospedale S. Bortolo, ULSS8 Berica, Vicenza – 4Dipartimento di Medicina, Università di Verona

Numerosi studi hanno dimostrato che l’obesità è associata ad alterazioni dello stato infiammatorio e dell’equilibrio ossido-riduttivo, ovvero del bilanciamento fisiologico tra specie reattive dell’ossigeno (ROS) e dell’azoto (RNS) e componenti della barriera antiossidante. Ipernutrizione ed elevato contenuto di carboidrati e grassi nella dieta, specialmente se saturi ed isomeri insaturi di tipo trans, possono infatti attivare vie metaboliche in grado di alterare l’omeostasi e di indurre stress ossidativo.

Lo squilibrio ossidativo sistemico e l’infiammazione subclinica, oltre che dell’obesità, sono condizioni tipiche anche delle malattie ad essa collegate, quali aterosclerosi, insulino-resistenza, diabete di tipo 2 e tumori, per le quali sono state indicate come cofattori patogenetici (11).

Secondo alcuni autori, la restrizione calorica (RC) e l’attività fisica, spesso utilizzate nell’obesità per ottenere calo ponderale e migliorare il quadro clinico, sarebbero efficaci proprio a motivo della loro capacità di contrastare l’alterazione dell’omeostasi ossidativa-infiammatoria.

Il nostro studio, che vuole mettere in relazione stress ossidativo e obesità, sono stati arruolati 20 soggetti obesi (7 maschi e 13femmine, di età compresa tra 26 e 65 anni) afferenti agli ambulatori nutrizionali del Servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione (SIAN) di Vicenza. 

Dopo l’anamnesi e le valutazioni clinica ed antropometrica, alla visita basale (V0) è stata prescritta ai pazienti una dieta bilanciata definita secondo le linee guida 2003 dell’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione. Rispetto all’apporto energetico totale, la dieta era composta dal 55% di carboidrati, di cui non più del 10% zuccheri semplici, 15% di proteine e 30% di lipidi; le fibre assunte sono state pari a circa 30 g/die

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redox-status-soccer

Marked differences in redox status of professional soccer players depending on training types

redox status soccer players

Andrea Bolner1, Carlo Berizzi2, Sujem Benedetto3, Roberto Vano3, Rocco Micciolo4, Andrea Muscarà5, Aldo Passelli6, Ottavio Bosello7, Giampietro Nordera1

1Oxidative Stress Center (CSOx), Vicenza, Italy

2Nutrivector®, Mogliano Veneto, Treviso, Italy

3Alagen-io, Promos Biotech, Udine, Italy

4Department of Psichology and Cognitive Sciences, University of Trento, Trento, Italy

5Friuli Coram Srl, Udine, Italy

6Udinese Calcio, Udine, Italy

7Department of Medicine, University of Verona, Verona, Italy

 

ABSTRACT

Objective: An intense physical activity cause inflammation and produces oxidizing molecules that physiologically “train” the body to restoring the homeostatic balance. It’s alteration can lead to a sub-clinical pro-inflammatory state known as “oxinflammation.” The aim of this study was to measure some inflammation and redox biomarkers in a team of soccer players during a competitive season to identify relationships between oxinflammation, nutrition, workloads, and athletic performances.

Methods: Thirty four players were evaluated every 2 months from pre- until end-season (visits V0–V4). At each time, a panel of oxinflammatory biomarkers were measured: interleukin-6, high-sensitivity C-reactive protein (hsCRP), total peroxides (derivates of Reactive Oxigen Metabolites), total antioxidant barrier (biological antioxidant potential ), total (GSSG + GSH) and reduced (GSH) glutathione, vitamins A and E, beta carotene, lycopene, coenzyme Q10, 3-nitrotyrosine (3-NT) and 8-hydroxy-deoxyguanosine. The nutritional program was customized for each athlete to ensure adequate supply of micro- and macro-nutrients. Starting from V2, following the replacement of the coach, the training program was suddenly changed, and the high intensity work was significantly increased.

Results: Until V2, the oxinflammation balance remained still in equilibrium, and total and reduced glutathione were favorably increased (+19% and +16% vs. V1, respectively, p < 0.001). After the change of workloads, the inflammation had worsened decreasing GSH and sharply increasing 3-NT, marker of irreversible nitration (+ 1274% at V4, p < 0.001).

Conclusion: Above a threshold, the eccentric exercise has altered the oxinflammatory balance. The nutritional intervention was partially able to counteract the alteration but, the worsening of balance at the end of season, showed that probably, it was much more conditioned by the physical overload. A customized balancing between training, rest period, and nutrition is, therefore, crucial, and the measurement of some oxinflammation markers, as hsCRP, GSH, and 3-NT, may be helpful to evaluate the state of fitness and recognize early the approaching of the over-training threshold.

Read full Article in American Journal of Research in Medical Sciences

Stress ox - Soccer Players

Gli indicatori di danno bio-umorale da stress ossidativo e monitoraggio della performance fisico-sportiva

Gli indicatori di danno bio-umorale da stress ossidativo e monitoraggio della performance fisico-sportiva

“Marked differences in redox status of professional soccer players following changes in eccentric/aerobic training ratio”

A.Bolner, C.Berizzi, S.Benedetto, R.Vano, GP.Nordera, O.Bosello

L’attività fisica intensa è causa di infiammazione e produzione di molecole ossidanti che concorrono fisiologicamente ad “allenare” l’organismo ad una risposta contro-regolatoria che si traduce in equilibrio omeostatico e corretto training dell’atleta.

Questo feedback è il risultato di un complesso network di reazioni di ossido-riduzione, secondi messaggeri e modulatori epigenetici: una sua disfunzione può comportare la stabilizzazione di un’infiammazione cronica di basso grado e il conseguente instaurarsi di un circolo vizioso, caratterizzato da un ambiente pro-ossidante costante che innesca, a sua volta, uno stato proinfiammatorio sub-clinico sistemico. Questa condizione, nota come “Ox-Infiammazione” è stata associata all’over-training ed è considerata implicata, a breve termine, nella compromissione delle prestazioni dell’atleta ed, a medio-lungo termine, nella comparsa di patologie e disfunzioni metaboliche.

Attività motoria e nutrizione sono direttamente coinvolte nel mantenimento dell’omeostasi: la prima in quanto coinvolta nell’innesco del processo ox-infiammatorio, la seconda per la sua incidenza sulla composizione e sull’efficacia della barriera antiossidante.

Scopo dello studio è stato quello di valutare il bilancio ox-infiammatorio nel gruppo di atleti (35 calciatori della squadra di Serie A Udinese Calcio) che, per professione, sono sottoposti a rilevanti carichi di attività muscolare e stimolazione pro-ossidante. Le osservazioni si sono basate su un pannello di marcatori biochimici dell’infiammazione e del bilancio redox, con l’obiettivo di individuare una relazione tra la loro misura, le condizioni fisiche e le performances degli atleti.

L’analisi dello stato redox, dopo un primo segnale incrementale in V3, ha visto una progressione particolarmente significativa in V4.

Poiché è certamente mandatorio cercare, per ciascun atleta, l’esatto equilibrio tra training, riposo, nutrizione e performance sportiva, la stretta collaborazione tra specialisti della nutrizione e preparatori atletici è indispensabile al fine di ottenere i risultati preposti. É suggestivo pensare che, accanto a questa necessaria personalizzazione degli interventi sull’atleta, la misurazione di alcuni marcatori biochimici di ox-infiammazione possa costituire un importante ausilio.

Ulteriori approfondimenti condotti secondo questa traccia permetteranno di valutare se sia possa postulare che, il monitoraggio periodico del quadro ox-infiammatorio possa trovare applicazione nell’individuazione della condizione di “overstrain” e dell’approssimarsi della soglia di “over-training”.

Visualizza la locandina: Redox on Professional Soccer Players

parkinson

MALATTIA DI PARKINSON, GENETICA, SOSTANZE TOSSICHE E STRESS OSSIDATIVO.

Parkinson Stress Ossidativo

Le cause della Malattia di Parkinson sono pressoché sconosciute. Si ritiene che sia una combinazione tra fattori genetici e fattori ambientali. Le forme a eziologia genetica colpiscono circa il 10% dei pazienti. PARKINSON STRESS OSSIDATIVO

Attualmente sono state scoperte circa 20 forme genetiche, le più frequenti sono Park-Park8-Park2-GBA. Per quanto riguarda il fattore ambientale le sostanze tossiche dell’ambiente possono danneggiare i mitocondri, centraline di produzione d’energia della cellula, generando uno Stress Ossidativo il quale, associato alla produzione di proteine anomale (Alfa sinucleina) rappresenta al principale causa della Malattia di Parkinson. Si è riscontrata una maggior frequenza del PD negli ambienti rurali per l’uso dei pesticidi. Sembra anche che l’esposizione a elevati livelli di manganese possa aumentare il rischio di ammalarsi.

E stato invece riscontrato che la probabilità di ammalarsi sia minore nei fumatori e nelle persone che consumano alte dosi di caffeina.

Anche elevati valori dell’acido urico sono associati a minor incidenza della malattia. L’attività fìsica di tipo aerobico, specie se di intensità medio-elevata o elevata, praticata per circa 1 ora 3-4 volte la settimana, ha dimostrato un effetto protettivo.

Infatti chi pratica tale attività ha un rischio di ammalarsi minore del 40%, questo per l’effetto protettivo sui radicali liberi e sullo stress ossidativo che, come si è detto, è una delle principali cause della Malattia di Parkinson.

Come fattori ambientali vengono anche considerate le situazioni stressanti, come eccesso di lavoro, stress emotivo, traumi, interventi chirurgici che possono anticipare l’insorgenza della malattia.

Leggi l’articolo intero

Testo tratto da Il Giornale di Vicenza del 02/01/2019

Nucleobases oxidation in PD

Nucleobases oxidation in Parkinson’s Disease

Nucleobases oxidation

The ROS attack on the carbon in position eight of Gua oxidizes it into 8-OHGua and the non-oxidized nucleoside 2-dG into 8-OHdG.

Oxidative damage on nucleobases and Hoehn–Yahr stage in Parkinson’s disease

AMERICAN JOURNAL OF RESEARCH IN MEDICAL SCIENCES

Andrea Bolner, Manuela Pilleri, Ottavio Bosello, Giampietro Nordera

The imbalance between reactive oxygen species and the antioxidant barrier is a typical condition of Parkinson’s disease (PD), and maybe the cause of oxidative alterations on DNA. The oxidation of nucleobase guanine (Gua) has been previously widely studied and the measurements of the hydroxylated form 8-hydroxy-Gua (8-OHGua) and its nucleoside 8-hydroxy-2-deoxy-guanosine (8-OHdG) have been proposed as sensible and reliable markers of this imbalance. Nucleobases oxidation

Objective:

The study was carried out to demonstrate the relations between 8-OHGua, 8-OHdG, and the corresponding non-oxidized nucleoside 2-deoxy-guanosine (2-dG) with PD clinical progression.

Method:

The measurements of 8-OHGua, 8-OHdG, and 2-dG were performed in urine samples of 198 PD subjects, ranked according to the Hoehn–Yahr scale (H–Y). The same analysis was also performed in a group of 33 subjects with other parkinsonisms.

Results:

All markers were analyzed by using a high-performance liquid chromatography and electrochemical detection. For 8-OHGua, a new method was specifically optimized; the low limit of detection (10 ng/l) and good intra- and inter-assay coefficients of variation (2.2% and 3.6%, respectively), allowed reliable measurements of 8-OHGua in a wide range of concentrations (from 0.5 to 2,000 μg/l). Compared to the initial stages (H–Y < 2), 8-OHdG doubles in advanced ones (H–Y > 2) and 2-dG halves, both with statistical significance (p < 0.001). Furthermore, 8-OHdG increased more in males than in females, and its level was higher in parkinsonism than in PD. Even the values of 8-OHGua increased with the aggravation of the pathology, but in a less marked way and without statistical significance.

Conclusions: Nucleobases oxidation

The redox imbalance in PD causes oxidative damage on DNA that increases with the progression of the disease. By attributing to 8-OHdG the role of marker of extent of oxidative damage, to 8-OHGua the one of efficiency of removal of oxidized bases from DNA, and to 2-dG the one of recovery of native nucleosides for the replacement of oxidized ones, our data seem to show that the DNA repair mechanisms in PD are insufficient to counteract the chronic oxidative insult that characterizes the disease.

See the full article of Nucleobases oxidation: click here
Luce, ossigeno ed ossidazione.

Luce, ossigeno ed ossidazione

Luce, ossigeno e ossidazione

Ossigeno, Luce e Vita costituiscono un paradigma: non ci sarebbe vita sulla Terra, almeno nella
forma in cui noi la conosciamo, in assenza di ossigeno e di luce solare. La vita, sin dai suoi albori, è
storia di relazione con l’ambiente e, dunque, di rapporto tra viventi, ossigeno e luce.

Il Sole, la sorgente della luce che irradia la Terra, è una stella di dimensioni medio-piccole costituita
principalmente da idrogeno ed elio: è classificato come “nana gialla” di tipo spettrale G2V, dove
“G2” indica che la stella ha una temperatura superficiale di 5 777 K (5 504 °C), caratteristica che le
conferisce un colore bianco, estremamente intenso e cromaticamente freddo, che può apparire
giallognolo a causa della diffusione luminosa nell’atmosfera terrestre, e “V” (5 in numeri romani)
indica che il Sole, come la maggior parte delle stelle, si trova in in una lunga fase di equilibrio
stabile in cui l’astro fonde, nel proprio nucleo, l’idrogeno in elio. Questo processo genera un’enorme
quantità di energia emessa nello spazio sotto forma di radiazioni elettromagnetiche (radiazioni
solari), flusso di particelle (vento solare) e neutrini. La radiazione solare, emessa come luce visibile
ed infrarossi, consente la vita sulla Terra in quanto fornisce l’energia necessaria ad attivare i
principali meccanismi che ne stanno alla base.

L’ossigeno iniziò a formarsi sulla Terra circa 3.500 milioni di anni fa, come sottoprodotto della
reazione di fotosintesi dei cianobatteri: è il terzo elemento più abbondante dell’universo, dopo
idrogeno ed elio. In forma di diossido di ossigeno (O2), gas incolore e inodore, costituisce il 20,8%
dell’atmosfera terrestre e legato ad altri elementi è l’elemento chimico più comune della crosta
terrestre, rappresentandone circa il 47% della massa.

Ossigeno e luce sono indispensabili alla vita ma, al contempo, condizionano gli organismi viventi
che debbono adattare il loro metabolismo ad operare in presenza di radiazioni luminose ed in
condizioni pro-ossidanti. Per le sue caratteristiche chimiche, infatti, l’ossigeno è un elemento
implicato in processi di ossidazione, reazioni caratterizzate da un trasferimento di elettroni tra una
specie chimica che si “ossida” ed un’altra che si “riduce”.
Anche la luce è un fenomeno che scaturisce da un trasferimento di elettroni che passano da uno
stato di eccitazione ad uno più stabile, da un orbitale atomico più esterno ad un’altro più prossimo al
nucleo.

L’azione di luce ed ossigeno può originare fenomeni noti come “ossidazione” e “foto-ossidazione”
cui il pensiero comune attribuisce, a primo impatto, effetti negativi: l’ossidazione dei metalli,
l’irrancidimento dei grassi alimentari, la degradazione delle opere d’arte, sono indiscutibilmente
fenomeni di deterioramento dovuti alla loro azione. Tuttavia, ben altre considerazioni scaturiscono
se si considera l’azione della luce e dell’ossigeno nell’ambito dei processi biochimici e metabolici: la
fotosintesi clorofilliana e la respirazione mitocondriale sono processi cruciali per la vita degli organismi terrestri e sono, a loro volta, processi che dipendono strettamente dalla disponibilità di
luce e ossigeno e che hanno alla base un flusso di elettroni.

Per leggere l’aricolo completo clicca qui: Luce ,Ossigeno e Ossidazione

Cellula stress

stress ossidativo e attività fisico-sportiva

stress ossidativo e attività fisico-sportiva

stress ossidativo e attività fisico-sportiva il VIº convegno del CSOx

Sabato 15 settembre 2018, la Casa di cura Villa Margherita di Arcugnano ospiterà la sesta edizione dei convegni scientifici sullo stress ossidativo. Tema principale di questa edizione lo stress ossidativo e attività fisico-sportiva.

È passato più di un secolo da quando Otto Heinrich Warburg, premio Nobel per la medicina, lavorando in un laboratorio biologico marino di Napoli, ha misurato la rapida esplosione del consumo di ossigeno che si verifica quando inizia la vita. Altri scienziati hanno osservato che, al momento del concepimento, lo zigote fecondato produce notevole quantità di perossido di idrogeno. Anche batteri e piante si affidano fortemente ad aspetti di segnalazione da parte di ossidanti suggerendo che molti di questi meccanismi sono antichi e conservati in modo evolutivo.

Il nostro organismo è una complessa e raffinata macchina cibernertica, un sofisticato insieme di sistemi di autoregolazione: uno di questi sistemi è lo Stato Redox.

La produzione di Specie Reattive dell’Ossigeno (ROS) da parte dei mitocondri costituisce un sistema complesso mediante il quale l’organismo utilizza un prodotto secondario del metabolismo energetico a scopi fondamentali per la vita. I ROS però sono molecole instabili, le quali per recuperare l’equilibrio elettronico reagiscono con altre dando così origine a nuove specie instabili. Questo fenomeno è continuo e ubiquitario ed è capace di tradursi in danni ossidativi che possono alterare la struttura delle cellule. L’organismo è, però, organizzato per difendersi da tale pericolo, con sistemi di difesa endogeni, sia enzimatici sia con altre caratteristiche molecolari capaci di contrastare l’azione dei ROS. Cruciali sono anche i sistemi esogeni, quali vitamine e specifici antiossidanti, che vengono assunti con gli alimenti, mantenendo il sistema ossidazione-antiossidazione, cioè lo stato redox, in equilibrio. Ma se questo fenomeno è particolarmente intenso e le difese antiossidanti sono insufficienti a mantenere lo stato di equilibrio, può configurarsi una situazione nota con il nome di “stress ossidativo”.

In questo complesso sistema organico, ben nota è l’importanza dell’alimentazione, ma un ruolo altrettanto cruciale è svolto dall’attività fisica, così nasce il nome del convengo stress ossidativo e attività fisico-sportiva. Il VI° Convegno del CSOx di Villa Margherita è proprio dedicato ai rapporti tra attività fisica e Stato Redox: come l’esercizio fisico stimola la produzione di ROS e come d’altra parte attiva i fattori della controregolazione. Si discuterà degli indicatori di danno bioumorale da stress ossidativo, delle differenze tra attività fisica di resistenza e attività fisica di potenza, delle ricadute sul microbioma intestinale e sui fattori dell’infiammazione. Si affronterà l’uso discusso di nutraceutici, integratori, supplementi e antiossidanti. Verrà infine analizzato il contributo dell’attività fisica nelle malattie neurodegenerative.

Programma

A questo link la Brochure con il programma.

Iscrizioni

POSTI ESAURITI

Relevance of a new HPLC assay for 4-hydroxy-2-nonenal 4-HNE in human plasma

4-hydroxy-2-nonenal

Bolner A, Bosello O, Nordera G. Relevance of a new HPLC assay for 4-hydroxy-2-nonenal 4-HNE in human plasma. Am J Res Med Sci. 2017; 1(1): 1-7. doi:10.5455/ajrms.281669

Objective:

4-hydroxy-2-nonenal (4-HNE) is one of the major end-products of arachidonic acid peroxidation since proposed as sensitive oxidative stress marker. Despite the relevance of its physiological and pathogenetic roles, there are currently no available easy-to-use analytical methods for the accurate assay of 4-HNE in human plasma. For this reason, the typical values previously reported were few, contradictory, and often related to small groups of subjects.

Methods:

We present here a simple and reliable chromatographic method for 4-HNE assay in human plasma. After a deproteinization step, fluorescence derivatization and solid phase extraction (SPE), 4-HNE is finally separated and quantified by a high-performance reversed-phase liquid chromatography (HPLC).

Results:

An almost complete recovery (> 98%), high sensitivity (limit of detection of 100 pmol/l) and a wide dynamic range (from 1 to 2000 nmol/l) propose this method as particularly suitable for high throughput measurements of 4-HNE in human plasma samples. The typical values of 4-HNE (37 ± 15 nmol/l, mean ± SD) were measured in a group of 96 elderly volunteers.

Conclusions:

This simple HPLC method, with its good SPE cleaning and high sensitivity of detection, is proposed as a very reliable and advantageous tool to characterize lipid oxidative damages in several chronic pathological conditions. The typical plasmatic levels measured were very little scattered but much lower than those previously reported by other authors. This discrepancy suggests that, in some cases, it has been analyzed not only the free, but even the bonded fraction of 4-HNE.

From: “The American Journal of the Medical Sciences” www.ajrms.com/?mno=281669

MICROBIOTA

Obesità, microbiota e stress ossidativo

Obesità, microbiota e stress ossidativo

Obesità, microbiota e stress ossidativo

Di recente pubblicazione la Review scritta dalla dr.ssa Angiola Vanzo, il dr. Andrea Bolner, il dr. Giampietro Nordera e il prof. Ottavio Bosello sul rapporto tra l’obesità, il microbiota e lo stress ossidativo. La review: “Obesità, microbiota e stress ossidativo” è stata pubblicata sulla rivista Biochimica Clinica della SIBioCla Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica.

Clicca qui per leggere la Review Obesità, microbiota stress ossidativo.

dr. Giampietro Nordera

NUTRIZIONE e stress ossidativo

Nutrizione e stress ossidativo

NUTRIZIONE e stress ossidativo, il titolo del Vº Convegno Nazionale organizzato dal Centro Stress Ossidativo di Villa Margherita sabato 16 settembre 2017 ad Arcugnano (VI).

Radicali liberi, stress ossidativo e antiossidanti sono termini conosciuti da qualche tempo dagli addetti ai lavori, ma sono giunti recentemente anche al grande pubblico per la divulgazione consentita dai media, sia quotidiani, sia riviste divulgative sia televisione. La motivazione maggiore di tale ampia diffusione è da ricercare nell’abuso e nel cattivo uso che si fa del termine antiossidanti e nella ricaduta sulla produzione e vendita di tali sostanze.

Gli antiossidanti sono presenti nel nostro organismo e sono indispensabili per contrastare il pericolo di un eccesso di radicali liberi e il relativo rischio del configurarsi dello stress ossidativo. In natura, sono ubicuitariamente presenti nel regno vegetale che li produce per proteggersi dai danni che possono essere arrecati dagli agenti ossidativi presenti nell’ambiente, in primis dai raggi solari, pur anch’essi indispensabili per la corretta crescita e maturazione dei vari prodotti.

L’industria si è appropriata di tali antiossidanti e delle loro proprietà naturali per proporre al mercato integratori e supplementi, a base appunto di antiossidanti. E’ stato calcolato che negli USA, almeno il 50% della popolazione fa uso di questi prodotti, nella maggior parte dei casi senza specifica indicazione.

Da quanto detto, emerge la necessità di discutere il problema della nutrizione e stress ossidativo in relazione ai suoi rapporti con il principale interlocutore ambientale, cioè la nutrizione, che assieme all’attività fisica, costituisce i cardini dello stile di vita e condiziona l’invecchiamento.

Il convegno vuole portare all’attenzione e alla discussione le più recenti acquisizioni sulla nutrizione e stress ossidativo, sulle patologie a esso correlate e ai loro rapporti con l’alimentazione e l’attività fisica. L’una e l’altra possono costituire dei fattori di rischio, ma sono anche strumenti cruciali per contrastare e soprattutto prevenire i danni inducibili dai radicali liberi e dallo stress ossidativo.

Nei tempi più recenti è sempre più considerato il ruolo svolto dal microbiota nella fisiopatologia dello stress ossidativo, quale strategico protagonista di molteplici patologie associate a eccesso di radicali liberi. Si discuterà, in particolare, del “gut-brain axis”, e della sua importanza nell’eziopatogenesi e nella evoluzione della patologia neurodegenerativa.

ISCRIZIONI: NUTRIZIONE E STRESS OSSIDATIVO

POSTI ESAURITI

Professioni accreditate ECM: Biologo, Dietista, Farmacista, Fisioterapista, Infermiere, Logopedista, Medico Chirurgo, Psicologo, Terapista Occupazionale.

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